DORMEX: Vietato in Italia e ammesso in Grecia ,Cile e New Zealand! Un appello contro l’inerzia politica e le disparità dell’Unione Europea

La vicenda legata al Dormex (o idrogeno cianammide) sintetizza in modo drammatico una questione ben più ampia: l’agricoltura italiana, da sempre fiore all’occhiello del nostro Paese, sta subendo gravi penalizzazioni a causa di decisioni politiche poco lungimiranti, spesso in netto contrasto con gli interessi di chi lavora la terra e produce ricchezza reale. Gli agricoltori italiani chiedono regole uguali per tutti e maggiore sostegno contro gli effetti concreti dei cambiamenti climatici. Quello che invece si è materializzato è un meccanismo farraginoso, che minaccia la competitività delle nostre imprese e ha indirettamente contribuito a un insidioso mercato nero di prodotti fitosanitari.

Gaetano Onrasor Rosarno


La parabola discendente del kiwi italiano

Fino a dieci anni fa, l’Italia deteneva la leadership globale per la produzione di kiwi. Poi è arrivato un mix di fattori letali:

  • Malattie come la batteriosi e la “moria del kiwi”: problemi fitosanitari devastanti, capaci di ridurre drasticamente le rese.
  • Cambiamento climatico: con inverni sempre più miti, alcune colture non riescono a soddisfare il proprio fabbisogno di freddo e, di conseguenza, non producono frutti di qualità adeguata.
  • Green Deal europeo: in linea teorica, un progetto che mira a una produzione più sostenibile; tuttavia, in pratica, ha comportato il divieto di prodotti come il Dormex, senza proporre alternative realmente efficaci. Il risultato? Altri Paesi continuano a utilizzare l’idrogeno cianammide in deroga (Grecia dal 2021, Nuova Zelanda, Cile), mentre in Italia e nel resto d’Europa rimane vietata una molecola ritenuta utile a mantenere competitiva la produzione di kiwi (e non solo).

La conseguenza più grave? La Grecia, con costi di produzione ridotti e il via libera all’uso del Dormex, ha superato l’Italia nella produzione di kiwi, rubandole, di fatto, una posizione di primato consolidata negli anni. Nel frattempo, alcuni produttori italiani stanno seriamente valutando di spostare parte delle attività agricole in Grecia, pur di non soccombere alle rigidità burocratiche e normative vigenti in Italia.


La beffa del mercato nero dei fitosanitari

Quando si vieta un prodotto ritenuto cruciale per rispondere a determinati problemi agronomici, senza fornire misure compensative o soluzioni alternative, si crea un vuoto. Vuoto che, puntualmente, il mercato nero colma.

  • Aumento dei costi illegali: una sostanza che costerebbe pochi euro al litro sul mercato regolare, finisce per essere venduta a cifre esorbitanti in modo clandestino (fino a 25 euro al litro, secondo testimonianze degli agricoltori stessi).
  • Sicurezza ridotta: tali transazioni avvengono di nascosto, senza alcun controllo sulla qualità o sul corretto utilizzo del fitofarmaco, con possibili rischi sanitari e ambientali.
  • Doppio danno: da un lato, gli agricoltori seri e onesti non hanno soluzioni legali realmente efficaci contro le nuove avversità; dall’altro, si favorisce il malaffare di chi sfrutta le falle burocratiche per aggirare la legge.

In pratica, il divieto del Dormex, unito all’assenza di un quadro normativo alternativo, non ha ridotto l’utilizzo della molecola: semplicemente ha creato uno “spazio grigio” dove quest’ultima continua a circolare a costi proibitivi, incentivando comportamenti illeciti.


Il fallimento della politica: interrogazioni parlamentari inascoltate

Il 23 gennaio 2025, Davide Bergamini (Lega) ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere se il Governo intendesse concedere la deroga all’utilizzo del Dormex. Le argomentazioni erano chiare e basate su dati concreti:

  • Perdita di circa 100 ore di freddo all’anno negli ultimi quattro anni, compromettendo la resa delle gemme.
  • Molte colture arboree non raggiungono più il potenziale produttivo.
  • Studi approfonditi, anche a livello internazionale, mostrano che alternative al Dormex non risultano altrettanto efficaci.

Nonostante ciò, né il Ministero dell’Agricoltura né il Ministero della Salute hanno accolto le richieste. L’attuale titolare dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, pareva inizialmente aver mostrato sensibilità verso le criticità del comparto, partecipando a fiere e confronti con gli operatori. Tuttavia, le istanze portate avanti dagli agricoltori e dai loro rappresentanti continuano a rimanere inascoltate.


“Armi pari” contro la concorrenza europea ed extraeuropea

Come rilevato da diversi produttori, il problema non è tanto avere un vantaggio competitivo, bensì non giocare in svantaggio:

  • In Grecia, dal 2021, è stata concessa la deroga per il Dormex.
  • In Nuova Zelanda e in Cile l’uso è consentito, e le loro produzioni di kiwi fanno concorrenza alle nostre esportazioni sul mercato europeo.
  • Dall’Italia, invece, solo silenzio e divieti, come se i nostri produttori non meritassero la medesima tutela riconosciuta ai competitor stranieri.

Risultato: filiere strategiche, come quella del kiwi, soffrono di un’evidente sproporzione di opportunità e subiscono danni che rischiano di diventare irreversibili.


Le richieste del comparto agricolo: regole eque e competenze tecniche

È urgente che la politica – italiana ed europea – si renda conto di quanto segua:

  1. Garantire pari condizioni di mercato: se un fitofarmaco è ritenuto conforme alle normative per altri Paesi membri, deve esistere la possibilità di utilizzarlo, o quantomeno di valutarlo in maniera rapida e trasparente, anche per gli agricoltori italiani.
  2. Bandi e misure di sostegno compensative: se l’intenzione è perseguire un’agricoltura più sostenibile, occorre un investimento serio in ricerca e sviluppo di prodotti alternativi, affiancato da un supporto economico tangibile per chi sperimenta nuove soluzioni.
  3. Principio di reciprocità con i Paesi Terzi: le produzioni extra-UE, ottenute con sostanze vietate sul territorio europeo, non possono liberamente entrare sui nostri mercati, se non rispettano i nostri stessi standard di sicurezza e sostenibilità. È un principio basilare di equità commerciale, che andrebbe applicato con rigorosa costanza.

Conclusione: non più promesse vuote, ma azioni concrete

La storia del Dormex è solo uno dei tanti esempi in cui l’agricoltura italiana si trova a combattere con norme poco chiare o incoerenti, mentre il contesto internazionale si muove velocemente, favorendo produttori esteri più organizzati o sostenuti. Alla luce di questa situazione, è lecito avanzare un formale, duro rimprovero verso chi, per mestiere, dovrebbe difendere il sistema Paese e i lavoratori che lo compongono, ma in pratica rimane inerte o limita la propria azione a interventi di facciata.

Le strette di mano, i sorrisi alle fiere, gli annunci roboanti alle conferenze stampa non bastano più. Gli agricoltori italiani meritano risposte concrete, in linea con la realtà dei fatti e con le sfide, enormi, che il cambiamento climatico e la competitività globale pongono davanti a loro.

Fino a quando le richieste di chi produce non verranno trasformate in provvedimenti utili e rapidi, la situazione rimarrà allarmante. La speranza è che il legislatore, tanto in Italia quanto a Bruxelles, decida finalmente di ascoltare chi lavora davvero nelle campagne e sostiene l’economia del Paese con prodotti di altissima qualità. Perché senza agricoltura, e senza regole eque, si minano le basi di un settore fondamentale non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa.


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