Il debito non è la legge. Il vivere civile sì.”

Lo Stato ha contratto un debito.
I cittadini, invece, hanno contratto un patto: quello costituzionale.

In quel patto si parla di lavoro, salute, istruzione, dignità, uguaglianza.
Non c’è scritto: “Se il debito lo consente”.

Per questo diciamo con fermezza:

Il debito pubblico non può avere priorità sulle condizioni minime del vivere civile.
Nessun vincolo economico può giustificare l’abbandono della sanità, della scuola, del lavoro degno.
Lo Stato è garante, non creditore di umanità.

Quando il debito diventa la scusa sistemica per sospendere i diritti, non è più un problema contabile.
È un problema morale.
È una forma moderna e legalizzata di sfruttamento di Stato.

Se per ripagare il debito dobbiamo sacrificare il presente di milioni di persone,

allora è il debito a essere incostituzionale.
Non la loro sopravvivenza.

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