CASO ALMASRI: “Senza notifica preventiva, nessun fermo è legittimo”

Verso un principio di legalità e trasparenza nelle esecuzioni dei mandati della Corte Penale Europea

Il caso Almasri solleva questioni fondamentali in materia di giurisdizione, sovranità nazionale e tutela dei diritti fondamentali. In un contesto in cui la cooperazione internazionale nella giustizia penale è imprescindibile, è altrettanto essenziale garantire che l’esecuzione di un mandato di cattura internazionale rispetti principi di certezza del diritto, trasparenza e tutela giurisdizionale del soggetto interessato.

Alla luce di ciò, riteniamo che gli Stati aderenti alla Corte Penale Europea debbano essere vincolati a un principio di notifica preventiva, secondo il quale un mandato di cattura possa essere eseguito sul territorio di uno Stato membro solo se:

  1. Esiste un mandato di cattura internazionale regolarmente notificato allo Stato interessato prima dell’ingresso del soggetto nel suo territorio.
  2. Il mandato sia stato pubblicamente reso noto attraverso canali ufficiali e accessibili, garantendo trasparenza e pubblicità dell’azione giudiziaria.
  3. L’interessato abbia avuto la possibilità di esercitare il proprio diritto di difesa, avendo accesso alle informazioni e agli strumenti giuridici previsti dagli ordinamenti nazionali e sovranazionali.

Nel caso specifico Almasri – Italia, se tali condizioni non fossero state soddisfatte prima dell’ingresso del soggetto nel territorio italiano, l’esecuzione di un fermo potrebbe configurarsi come una violazione del principio di legalità, minando la fiducia nelle istituzioni giuridiche internazionali e creando un pericoloso precedente.

Per garantire che la cooperazione giudiziaria internazionale si fondi su equità, prevedibilità e rispetto della sovranità degli Stati, proponiamo che il principio di notifica preventiva venga formalmente integrato nei protocolli operativi della Corte Penale Europea, costituendo così un precedente normativo di riferimento per tutti i futuri casi analoghi.

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