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In un tempo che avrebbe dovuto essere quello del ritorno, assistiamo invece a una fuga silenziosa. I giovani se ne vanno, non per pigrizia, ma perché il sistema non li vuole. O meglio: li vuole lontani. Vuole la terra libera. Libera da chi la ama, da chi la conosce, da chi vorrebbe curarla. Così la terra soffre. Rimane orfana. Abbandonata.
E quando la terra è sola, diventa merce. Oggetto di scambio. Troppo spesso, finisce in mano a chi non ha radici, ma solo interessi. Ai nuovi latifondisti. Vecchi di spirito, nuovi di strategia. Travestiti da imprenditori, spesso sostenuti da logiche e finanziamenti pensati per i giovani ma intercettati dai soliti noti. Il risultato? Ettari ed ettari svenduti, a volte legalmente, a volte furbescamente. Sempre tragicamente.
Non c’è ricambio. E questo è un problema politico, prima che sociale o agricolo. Perché una terra senza ricambio è una terra senza futuro. E non basta parlare di innovazione agricola se prima non si rompe il silenzio sulle condizioni che impediscono ai giovani contadini di mettere radici.
Noi di Proposizione Popolare non siamo qui per condannare i singoli. Ma per denunciare un sistema che premia la concentrazione e punisce la diversità. Che lascia marcire i sogni di chi vorrebbe restare, e favorisce chi acquista solo per accaparrare.
Senza un ricambio vero, non c’è agricoltura. C’è solo sfruttamento. E dietro ogni svendita c’è una rinuncia, spesso forzata. Dobbiamo dirlo. Dobbiamo proporre.
Per questo lanciamo un appello:
un’anagrafe pubblica delle terre abbandonate e una mappa delle proprietà “congelate”;
un vincolo etico di destinazione per gli incentivi pubblici, a tutela del ricambio generazionale reale;
la priorità d’uso per cooperative di giovani che vogliono coltivare e non speculare.
La terra è madre. Non proprietà. Chi la compra per profitto, la sterilizza. Chi la vive per amore, la fa fiorire.
Noi siamo dalla parte dei secondi. E non faremo mai pace col silenzio.
Proposizione Popolare