La Calabria non ha bisogno solo di soluzioni esterne, ma di una riforma radicale del sistema politico che oggi impedisce il risanamento duraturo.

Sta succedendo qualcosa in Calabria. Qualcosa di troppo silenzioso per essere normale.
Il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha annunciato l’arrivo di altri 48 medici cubani. Una misura straordinaria, giustificata dall’assenza cronica di personale sanitario. È una notizia che si inserisce nel filone delle emergenze sanitarie ormai permanenti, e che riceve consensi da chi, esasperato, cerca risposte immediate a un sistema che da troppo tempo ha smesso di garantire il diritto alla salute.
Ma mentre l’annuncio corre veloce, ci si ferma troppo poco a chiedere perché siamo arrivati a questo punto.
Non si tratta di essere contro l’arrivo dei medici cubani. Si tratta di chiedersi cosa significhi, per una Regione italiana, affidare strutturalmente pezzi interi del suo sistema sanitario a professionisti stranieri, mentre intere generazioni di giovani calabresi – medici, infermieri, operatori – fuggono altrove.
La Calabria non è irriformabile. Ma è stata commissariata prima nell’amministrazione, poi nell’anima. E quando si smette di credere che un cambiamento sia possibile, anche le soluzioni più temporanee sembrano miracoli.
Perché i Calabresi fuggono?
Fuggono perché qui non trovano spazio. Non per vivere, ma per realizzarsi. Fuggono perché chi merita spesso viene ignorato. Perché i percorsi sono ostruiti da interessi trasversali che si riproducono da decenni. Perché la politica regionale non è mai diventata politica di sistema, ma continua a essere teatro di equilibrio precario, di gestione e non di visione.
Non bastano i medici cubani. Non bastano i commissari. E neanche le denunce a intermittenza. Serve un nuovo impianto istituzionale, che renda possibile la programmazione, l’autonomia, la trasparenza. Serve una riforma politica regionale vera.
Noi, non faremo mai pace col silenzio.
Proposizione Popolare ha scritto nero su bianco una proposta di riforma. È pronta, pubblica, concreta. Non nasce per accusare ma per liberare. Non nasce contro Occhiuto, né contro chi oggi gestisce l’esistente. Nasce perché il problema non è chi ci governa oggi. È il modo in cui siamo autorizzati a farci governare da settant’anni.
Vogliamo che nessun giovane medico calabrese debba andarsene senza aver avuto nemmeno l’occasione di restare. Vogliamo che nessuna madre debba ringraziare un medico cubano con le lacrime agli occhi perché lo Stato ha lasciato sguarnito l’ospedale locale.
Non è utopia. È decisione. Consiglio Regionale ai Comuni
Se non cambiamo il sistema, continueremo a chiedere aiuto. E a un certo punto, non risponderà più nessuno.
Noi, invece, rispondiamo. E invitiamo ogni cittadino calabrese a farlo.