"Proposizionepopolare" nasce come strumento popolare di massa, per raccogliere e costituire in una unica voce le istanze dei Cittadini Italiani che non si sentono tutelati e rappresentati nelle varie Istituzioni. Come previsto dalla Carta Costituzionale. Proposizionepopolare non partecipa a competizioni elettorali!
Ogni cambiamento inizia con qualcuno che pensa fuori dagli schemi!
Le grandi riforme sono nate da visioni considerate utopiche all’inizio. Anche il suffragio universale o l’istruzione obbligatoria erano utopie per molti, ma oggi sono realtà.
Non è forse proprio questo il modo migliore per avvicinare la politica alle esigenze dei cittadini? Quando i Sindaci, che vivono quotidianamente le difficoltà delle loro comunità, hanno un ruolo più centrale nelle decisioni regionali, si crea una politica che è davvero ancorata alla realtà, lontana da logiche astratte o interessi lontani. Ogni territorio, dalle coste alle montagne, merita di essere ascoltato e avere un impatto reale sulle politiche che lo riguardano.
La riforma che proponiamo non è un sogno irrealizzabile, ma un passo necessario verso un sistema più equo, democratico e funzionale. Non dobbiamo temere il cambiamento; dobbiamo abbracciarlo come un’opportunità per costruire una Calabria migliore, più inclusiva e davvero rappresentativa. Come le riforme del passato, che oggi sono pietre miliari della nostra democrazia, questa riforma potrebbe rappresentare il futuro di una governance davvero vicina alle persone.
Solo con un sistema che mette al centro i Sindaci e le realtà locali possiamo sperare in un cambiamento che porti risultati concreti, una gestione responsabile e una rinnovata fiducia nei processi democratici. Non è utopia, è una necessità. E il momento di agire è ora.
La subordinazione dei Sindaci ai poteri regionali e centrali, spesso distanti e privi di una conoscenza diretta delle reali esigenze territoriali, rappresenta un ostacolo significativo allo sviluppo e alla protezione delle comunità locali. Le normative rigide e una burocrazia soffocante impediscono ai Sindaci di agire con la necessaria tempestività ed efficacia. È quindi fondamentale un intervento deciso per rafforzare la loro autonomia, garantendo loro il controllo diretto e le risorse adeguate. Solo così è possibile una governance realmente vicina ai cittadini, capace di promuovere soluzioni concrete e uno sviluppo sostenibile, senza le ingerenze di strutture decisionali lontane dalla realtà locale.
Per la Calabria, questa riforma non rappresenta solo un cambiamento del sistema, ma una grande opportunità per costruire una regione più coesa, dinamica e proiettata verso il futuro. Si tratta di un governo che ascolta, include e agisce per il bene di tutti: dalle coste alle montagne, ogni territorio avrà voce in Consiglio Regionale, le aree meno popolate non saranno più dimenticate, e ci sarà meno burocrazia e più risultati concreti.
L’attuale assetto regionale concentra il potere nelle mani di pochi governanti, spesso espressione di apparati che rispondono più a logiche di interesse che alle reali necessità dei cittadini. Questo sistema alimenta decisioni calate dall’alto, lontane dai territori, vulnerabili alle pressioni di gruppi di influenza e spesso inefficaci. In questo modo, si compromette l’autonomia delle comunità locali e l’efficacia dell’azione amministrativa.
Una riforma che conferisca ai Sindaci la gestione del Consiglio Regionale e dell’amministrazione locale rappresenta una svolta storica. Eletti direttamente dal popolo e profondamente radicati nei territori, i Sindaci garantirebbero una gestione autenticamente democratica, sottraendo il potere decisionale dagli apparati burocratici e restituendolo ai cittadini. Questo nuovo modello eliminerebbe le ingerenze di interessi consolidati, rafforzando una governance trasparente, responsabile ed efficace.
Solo attraverso questo cambiamento è possibile costruire un governo regionale realmente vicino ai bisogni delle comunità, capace di agire con autonomia, rapidità e giustizia, senza subire condizionamenti esterni che da troppo tempo limitano il progresso e lo sviluppo locale.
CONSIGLIO REGIONALE AI COMUNI
Come funzionerebbe in pratica
Collegi elettorali Ogni 30.000 abitanti eleggerebbe un Rappresentante Regionale. Per i Comuni a bassa densità demografica, al fine di garantire un’omogeneità geografica, verrebbero create delle macro-aree, assicurando una rappresentanza regionale significativa, indipendentemente dalla proporzione o entità demografica di ciascun territorio.
Rotazione I circa 60 Rappresentanti Regionali, di cui la maggior parte rappresenterebbe più Comuni, si avvicenderebbero a turno in Consiglio Regionale, per periodi temporanei concordati tra loro, garantendo una partecipazione equa.
Elezione del Presidente/Governatore e del Governo
I rappresentanti di tutti i Comuni, ovvero i Sindaci o i loro delegati, in seduta straordinaria eleggerebbero il Presidente/Governatore.
Il Governo regionale sarebbe nominato dal Presidente/Governatore e, in seduta straordinaria, dovrebbe ricevere la fiducia dai rappresentanti di tutti i Comuni.
Casi di straordinarietà In occasioni speciali, come l’elezione del Governatore e del Governo, tutti i 404 Comuni parteciperebbero direttamente al processo decisionale.
Per una visione futuristica dell’idea/progetto riforma, questo Consiglio Regionale potrebbe anche esprimere un deputato per la Camera dei Deputati e un Senatore per il Senato della Repubblica.
Gli ordini professionali nascono con l’obiettivo di garantire competenza, deontologia e tutela dei cittadini. Tuttavia, nel tempo, rischiano di trasformarsi in strumenti di chiusura e privilegio, anziché in garanti dell’interesse collettivo.
Quando l’accesso a una professione è regolato da barriere rigide e costose, si crea un’élite che spesso difende più i propri interessi che quelli della società. Questo sistema può diventare avverso all’etica morale, perché limita la libertà individuale, ostacola la concorrenza e, in alcuni casi, protegge inefficienze o pratiche obsolete.
L’etica, invece, dovrebbe promuovere inclusione, meritocrazia e innovazione. Gli ordini professionali dovrebbero essere ripensati per diventare veri alleati del progresso, garantendo trasparenza, accessibilità e un costante aggiornamento alle esigenze del mondo moderno.
In un’epoca in cui le professioni si evolvono rapidamente, è tempo di chiedersi: gli ordini professionali servono ancora a proteggere i cittadini o sono diventati un freno al cambiamento?
Il dazio non è solo uno strumento economico, ma un vero e proprio atto di difesa della sovranità nazionale. Senza di esso, il nostro Paese diventa terreno di conquista per le merci straniere a basso costo, che minacciano di distruggere il tessuto produttivo italiano, lasciando imprese e lavoratori in balia di una concorrenza sleale. Applicare dazi quando necessario non è una scelta protezionista, ma un dovere politico: significa proteggere il lavoro degli italiani, preservare la nostra identità industriale e spingere le nostre aziende a eccellere nell’innovazione e nella qualità. Solo così possiamo garantire che il Made in Italy rimanga un simbolo di eccellenza globale, capace di competere e vincere sui mercati internazionali, senza cedere alla logica del ribasso. Il dazio è, quindi, una leva strategica per costruire un futuro in cui l’Italia non sia più succube delle dinamiche globali, ma protagonista del proprio destino economico.
Proposizione Popolare è un movimento apartitico e indipendente che nasce per rappresentare la voce dei cittadini che si sentono esclusi o trascurati dall’attuale sistema politico. Non partecipiamo a competizioni elettorali e non cerchiamo il potere, ma ci impegniamo a costruire un dialogo diretto tra il popolo e chi governa.
Non è frutto di imbecillità e nemmeno demagogia se solo lo volessimo basterebbe indire una consultazione popolare per cambiare (attuando il Titolo V della Costituzione) l’attuale sistema amministrativo di governo Regionale con un sistema che preveda che siano i Comuni a formare il Consiglio Regione e ad eleggere il Presidente /Governatore
A prescindere dalle opinioni, che in questi giorni sono circolate e circolano sulle Organizzazioni Agricole di Categoria, ritengo sia momento opportuno e propizio per veicolare e trasmettere, tramite loro*, le molteplici istanze dei territori.
Probabilmente, piuttosto che alle Istituzioni legislative, le lamentele e le proteste dal mondo Agricolo andavano rivolte a loro*, che sono intermediari e fanno da anello di congiunzione tra agricoltore e legislatore. Tuttavia, adesso, non è più produttiva né tantomeno costruttiva una contrapposizione tra soggetti, i cui scopi e obbiettivi non possono che essere all’insegna dell’interesse comune e della armoniosa coesistenza
Proposizione Popolare”, soggetto politico di scopo propositivo, alla luce di quanto accaduto relativamente ai cambiamenti globali, commerciali e climatici (con il conseguente impatto ambientale nonché economico che ha causato anche maggiore onere sulle note pratiche e tecniche di coltivazione e produzione agricola riteniamo indispensabile rimettere al centro la figura dell’Agricoltore, sancendo, a livello comunitario, la qualifica integrativa di OPERATORE AMBIENTALE, da integrare a quella agricola e che riconosca stabilmente all’Agricoltore una degna e giusta retribuzione per il quotidiano contributo all’Ambiente a prescindere dal reddito da produzione agricola.
C’è il rischio che svanirà tutto in buoni propositi, non c’è una richiesta ufficiale su quali sarebbero gli obbiettivi si evoca di tutto senza avere contezza delle possibilità attuabili, il caro gasolio è un problema prettamente italiano, accise e imposte varie dipendono da chi governa. Quello che andrebbe richiesto, alla Comunità Europea, preteso se vogliamo, è il riconoscimento all’Agricoltore a Titolo principale, del ruolo della figura integrativa, (retribuita a prescindere dal reddito agrario da produzione) , dell’Operatore Agro Ambientale. Gaetano Onrasor Rosarno