Difendere lo strumento! Non il teatrino

Oggi non si tratta di difendere dei quesiti.
E neppure chi li ha presentati.

Si tratta di difendere l’unico strumento popolare di controllo sulla politica: il referendum.
Un diritto che la Costituzione affida ai cittadini, non ai partiti.

E invece, a forza di usarlo male, a freddo, con quorum insostenibili e partecipazione minima, questo strumento è stato umiliato.
Volutamente o per ignoranza, chi lo maneggia senza riformarlo ne è complice.

Noi di Proposizione Popolare, con la proposta di Legge d’iniziativa popolare già depositata,
abbiamo avviato l’attività concreta che dovrebbe restituire al referendum la sua efficacia originaria e il suo valore costituzionale.

Non può esistere una democrazia che affida tutto alla delega e niente al controllo.
Se il popolo non può più intervenire sulle leggi, la sovranità è una finzione.

Non è una battaglia per un sì o un no.

È una battaglia per non rendere irreversibile l’irrilevanza del popolo.

Difendere il referendum oggi significa:

difendere la Costituzione,

respingere l’astensione strategica come forma di sabotaggio istituzionale,

pretendere una riforma vera: senza quorum, e con effetto vincolante.

Perché o la voce del popolo conta davvero, o non siamo più una Repubblica.

Quando la democrazia torna alla Costituzione non servono statuti! Bastano Principi

Ci sono momenti in cui un’idea appare così chiara, così naturale, da farci dubitare.
Com’è possibile che non sia già così?
È davvero così semplice?
Eppure, è proprio lì che capisci di aver toccato qualcosa di autentico.

Proposizione Popolare non è una creazione nuova, è un richiamo antico.
Non nasce per inventare il diritto, ma per ricordarlo.
Non per comandare, ma per partecipare.
Non per parlare sopra gli altri, ma per restituire voce al cittadino che sceglie di esserci.

Sì, è semplice.
Perché non serve complicare ciò che è giusto.
Perché la dignità non ha bisogno di statuti.
Perché la Costituzione parla chiaro, se qualcuno ha il coraggio di ascoltarla.

È semplice, sì.
E forse è proprio questo che fa paura a chi ha costruito muri di silenzio intorno alla democrazia.

Progetto Per La Calabria

Dichiarazione di Proposizione Popolare

Noi non vogliamo svuotare la Regione.
Vogliamo riempire i vuoti lasciati da un sistema politico che, pur di accaparrarsi consenso, ha tradito il significato profondo della parola “politica”.

La nostra riforma non sottrae potere,
restituisce identità.

Al Consiglio Regionale, alla Regione, alla Calabria:
vogliamo offrire la dignità di essere casa della civica autodeterminazione,
non struttura distante, ma espressione piena della volontà dei territori.

Non chiediamo meno istituzioni.
Chiediamo istituzioni più vere.

GAZA: COMUNICATO DI PROPOSIZIONE POPOLARE

COMUNICATO DI PROPOSIZIONE POPOLARE

Israele ha bisogno di aiuto. Ha bisogno di aiuto per fermarsi.

Fino a oggi siamo rimasti in silenzio, per rispetto.
Perché il dolore che attraversa Gaza e Israele non si presta né a slogan né a semplificazioni.
Ma oggi sentiamo il dovere di pronunciarci, con l’umiltà di chi sa che le parole, quando servono la pace, non sono mai superflue.

Israele ha bisogno di aiuto.
Ha bisogno di aiuto per fermarsi.
Perché quando una nazione non riesce più a distinguere la difesa dalla vendetta, ha bisogno di qualcuno che le porga uno specchio.
Non per umiliarla, ma per salvarla.
Perché fermarsi non è solo un gesto politico: è un gesto umano, e profondamente civile.
Chi è nel dolore ha diritto alla protezione.
Ma chi infligge dolore senza più misura ha bisogno di un confine. E di una mano, che non sia armata, ma ferma e lucida.

Noi non ci uniamo al coro dei tifosi, né a quello degli indignati a corrente alternata.
Noi diciamo: che qualcuno aiuti Israele a fermarsi.
Per il bene di Gaza. Per il bene degli innocenti.
Ma anche per il bene di Israele stessa, e della dignità che rischia di smarrire nel buio che genera.

La pace non è una tregua. È una civiltà.
E Proposizione Popolare, nel suo piccolo, continuerà a dirlo, anche se resta sola.

Depositata la proposta per modificare il quorum del referendum! Contano i presenti non gli assenti

Il 4 giugno 2025, Proposizione Popolare ha depositato ufficialmente e fatto protocollare una proposta di legge di iniziativa popolare per la modifica del criterio di validità del referendum abrogativo.

Questa proposta nasce da una semplice constatazione: oggi il popolo può essere silenziato non votando. Basta l’astensione per annullare milioni di sì o no espressi con coscienza.

Noi crediamo che la partecipazione effettiva debba valere più dell’inerzia.
Se un Parlamento può legiferare con metà degli elettori, anche il popolo deve poter abrogare con la stessa legittimità.

Cosa prevede la proposta?

La modifica dell’articolo 75 della Costituzione affinché il quorum sia calcolato non più sugli aventi diritto al voto, ma sugli elettori che hanno realmente votato alle ultime elezioni politiche.

Perché lo abbiamo fatto?

Perché non accettiamo più che la democrazia sia misurata sul silenzio.
Perché il popolo che partecipa non può essere reso irrilevante.
Perché proporre è un diritto, non un favore concesso.

La proposta è stata inviata a:

Presidenza della Repubblica

Presidenza del Consiglio dei Ministri

Senato della Repubblica

Camera dei Deputati

Vuoi leggere il testo completo?

La nostra voce è la proposta, non la protesta.
E adesso questa voce è stata depositata, nero su bianco.

Proposizione Popolare

Quando il soccorso manca, lo Stato tace! Non si può morire per banali negligenze

Presidente della Regione Calabria, On. Roberto Occhiuto

Consiglio Regionale della Calabria

Sindaci e Consigli Comunali dei Comuni Calabresi

Ministro della Salute

Presidente del Consiglio dei Ministri


Ill.mi Signori,

con la presente intendo esprimere, in qualità di cittadino calabrese e promotore dell’iniziativa civica Proposizione Popolare, una profonda preoccupazione per le gravi carenze che affliggono l’organizzazione del primo soccorso e della medicina territoriale nella nostra regione.

In numerose circostanze, anche recenti, odierne si è verificata l’impossibilità di fornire un’assistenza sanitaria tempestiva a cittadini colpiti da malori improvvisi o situazioni di emergenza, con il rischio concreto — e inaccettabile — di esiti fatali.
È evidente che il problema non risiede nella volontà o nella professionalità degli operatori sanitari, che anzi risultano spesso abbandonati a sé stessi, ma nella mancanza strutturale di un modello organizzativo efficace e vicino alle persone.

Per questo, avanzo la seguente proposta, che rientra pienamente nelle competenze locali e regionali e che può rappresentare un punto di svolta concreto e immediatamente attuabile:

Ogni comune della Calabria dovrebbe dotarsi di un locale civico dedicato alla sanità territoriale, in cui:

I medici di base possano ricevere i pazienti in modo ordinato, sicuro e accessibile;

Sia allestito un ambiente idoneo a fornire un primo soccorso reale, con strumenti e personale in grado di gestire l’emergenza nell’immediato ed evitare decessi per impossibilità assoluta di intervento tempestivo;

Si possa garantire una connessione rapida con i reparti ospedalieri, per attivare, quando necessario, un ricovero urgente in modo coordinato ed efficace.

Tale misura, se assunta con spirito di responsabilità istituzionale, non richiede investimenti straordinari, ma una visione civica e organizzativa all’altezza del valore della vita umana.

Il primo soccorso non può essere l’ultima speranza. Deve essere una certezza minima garantita, anche nei luoghi più piccoli e nei momenti più fragili.

Confido in un riscontro serio e immediato.

In fede,
Gaetano Rosarno
per Proposizione Popolare

PEC e Giustizia Stradale

Proposta di Legge di Iniziativa Popolare
PEC e Giustizia Stradale: una proposta per fermare gli abusi, non i cittadini
Riforma del sistema sanzionatorio: notifiche certe, niente rincari, fermo amministrativo come misura equa
Presentata per l’esame del Parlamento e per l’attenzione delle competenti Autorità istituzionali e dell’opinione pubblica.
Premessa
Nel rispetto dei principi costituzionali di uguaglianza, proporzionalità e certezza del diritto, si propone una riforma dell’attuale sistema di notificazione e riscossione delle sanzioni amministrative previste dal Codice della Strada. L’attuale modello, basato prevalentemente su notifiche cartacee, introduce ritardi e disguidi che spesso si traducono in una moltiplicazione automatica degli importi dovuti, colpendo in modo sproporzionato cittadini ignari o in buona fede. Tale meccanismo, oltre a generare sfiducia istituzionale, sembra configurarsi di fatto come una modalità di finanziamento strutturale per molti Enti Locali.
Finalità della proposta
La presente iniziativa legislativa intende:

  • garantire l’effettiva conoscenza delle violazioni da parte del trasgressore;
  • impedire che l’importo originario delle sanzioni venga moltiplicato da meccanismi burocratici;
  • responsabilizzare i cittadini con strumenti rapidi, moderni e non vessatori.
    Formula introduttiva
    È promulgata la seguente legge:
    Art. 1 – Obbligo di PEC per ogni veicolo
  1. A decorrere dal 1° gennaio 2026, ogni veicolo a motore iscritto nel Pubblico Registro Automobilistico deve essere associato a un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) intestato esclusivamente al proprietario del veicolo.
  2. L’obbligo di comunicazione o aggiornamento dell’indirizzo PEC si attua in occasione:
    a) dell’immatricolazione del veicolo;
    b) del trasferimento di proprietà;
    c) della revisione periodica obbligatoria.
    Art. 2 – Notifica esclusiva via PEC delle sanzioni
  3. Le violazioni accertate ai sensi del Codice della Strada sono notificate esclusivamente tramite PEC all’indirizzo associato al veicolo.
  4. La notifica ha pieno valore legale e produce effetti dal momento della consegna nel sistema PEC del destinatario.
  5. Le notifiche cartacee sono consentite esclusivamente nei casi documentati di impossibilità tecnica di invio o ricezione tramite PEC.
    Art. 3 – Fermo amministrativo in luogo degli aumenti sanzionatori
  6. Trascorsi 15 giorni dalla notifica senza che il pagamento della sanzione sia stato effettuato, l’ente accertatore dispone il fermo amministrativo provvisorio del veicolo, che comporta il divieto di circolazione su tutto il territorio nazionale.
  7. Il fermo amministrativo è notificato tramite PEC e comunicato al Pubblico Registro Automobilistico.
  8. Il fermo è revocato immediatamente all’atto del pagamento della sanzione senza applicazione di interessi, aggravi o ulteriori oneri.
    Art. 4 – Piattaforma integrata e accesso civico
  9. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, d’intesa con l’Agenzia per l’Italia Digitale, istituisce una piattaforma nazionale per la gestione:
    a) delle PEC associate ai veicoli;
    b) delle notifiche inviate;
    c) dello stato di fermo amministrativo dei veicoli.
  10. Ogni cittadino può accedere alla piattaforma mediante SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE) per consultare la situazione del proprio veicolo.
    Art. 5 – Clausola di salvaguardia
  11. In fase transitoria, e fino al 31 dicembre 2027, è consentito adempiere all’obbligo di cui all’articolo 1 mediante l’utilizzo del domicilio digitale registrato nel sistema INAD.
    Art. 6 – Entrata in vigore
    La presente legge entra in vigore il trentesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

IL REFERENDUM E LA DIGNITÀ: LA VISIONE DI “PROPOSIZIONE POPOLARE”

In un Paese che spesso lascia il popolo con l’illusione di decidere, noi affermiamo una visione nuova: quella in cui la voce dei cittadini conta davvero, sempre, e non può essere messa a tacere da regole scritte per favorire l’immobilismo.

Il problema oggi

Oggi, per abrogare una legge tramite referendum, non basta la volontà popolare: serve superare un quorum calcolato su tutti gli aventi diritto al voto, anche su milioni di persone che non votano da anni. È un meccanismo che premia chi boicotta, non chi partecipa.
È una trappola: se una parte del popolo alza la testa, basta che l’altra stia zitta perché tutto resti com’è.

La nostra proposta

Noi proponiamo che il quorum venga calcolato solo su chi ha partecipato alle ultime elezioni politiche. Vogliamo che la misura della democrazia sia la partecipazione reale, non quella teorica.

Se un Parlamento può legiferare con il 50% degli elettori, anche il popolo può abrogare leggi con lo stesso criterio.

Questo non è solo un cambio tecnico: è una presa di posizione culturale e politica.
È dire: la volontà attiva del popolo non è meno degna di quella rappresentata. È il suo fondamento.

E se ci fosse la Garanzia di Dignità…

Quante volte i referendum sono stati usati per chiedere ciò che dovrebbe già essere garantito? Un salario dignitoso. Una pensione minima. Un sussidio di sopravvivenza. L’acqua pubblica. Il lavoro stabile. Quesiti che non dovrebbero nemmeno esistere.

Con la nostra proposta di Garanzia di Dignità per l’intero arco di vita, molti dei conflitti che oggi spingono al referendum scomparirebbero. Perché nessun cittadino sarebbe lasciato indietro, e nessuno costretto a lottare per ciò che dovrebbe essere inviolabile: la dignità.

Gaetano Onrasor Rosarno

Erogazione: Garanzia Sussidio Dignità

Ricadute nell’Economia Reale

È una misura che stimola la fiducia, riduce il bisogno di misure emergenziali frammentate e rafforza l’autonomia dei cittadini, che tornano a essere parte attiva dell’economia comunitaria.

L’erogazione del Sussidio di Dignità non rappresenta una spesa improduttiva, ma una forma evoluta di investimento circolare nell’economia reale.
Le risorse distribuite non si disperdono: ritornano immediatamente nel circuito dei consumi essenziali, generano domanda interna stabile, sostengono attività di prossimità, commercio, servizi, microimprese e produzione locale.

In un momento storico segnato da incertezza e stagnazione, il sostegno alla dignità materiale dei cittadini diventa una leva anticiclica, capace di riattivare energia economica diffusa, soprattutto nei territori più fragili.

La Calabria non è un campo di battaglia politica. È una terra che chiede cura.

La Sanità non è né di destra né di sinistra. È malata. E va curata con verità.”

Oggi a Catanzaro c’è stata una manifestazione per la sanità.
Ed è già triste dover dire: “organizzata dalla sinistra”.
Perché la sanità, se funziona, non ha colore. Se non funziona, fa male a tutti.
Eppure, ancora una volta, si è scesi in piazza a nome di una parte, e non di una terra.

Il centrodestra non c’era.
Troppo difficile guardare negli occhi un fallimento quando ha le chiavi della tua stessa casa.
Ma noi non siamo né ospiti né padroni.
Siamo cittadini. E ci riguarda. Tutti. Ora.


La Calabria oggi è commissariata nei reparti, nei bilanci, nella speranza.
Abbiamo accolto medici cubani non per scelta strategica, ma per disperazione.
Abbiamo ospedali svuotati e pazienti costretti a partire come se curarsi fosse un privilegio da conquistare altrove.
Abbiamo famiglie che saltano turni di lavoro per inseguire un referto, una visita, un diritto.

Chi ha manifestato oggi, ha fatto bene.
Chi ha taciuto, ha fatto male.
Ma chi vuole ridurre tutto a “sinistra contro destra” sta tradendo la realtà.


Noi di Proposizione Popolare non ci stiamo.

Non ci stiamo a vedere la rabbia dei calabresi divisa per appartenenza politica.
Non ci stiamo a un dibattito sanitario trasformato in terreno elettorale.
Non ci stiamo a un’illusione bipartisan: quella che basti qualche nome, qualche aiuto dall’estero, qualche slogan da campagna per risolvere un sistema ammalato da anni.


Noi ci stiamo solo per una cosa: la Calabria vera.

Quella dei genitori che aspettano notti intere al Pronto Soccorso.
Quella dei medici che fanno turni infiniti con stipendi da fame.
Quella dei giovani che vorrebbero restare ma non vedono strutture, né fiducia.
Quella che non è invitata ai tavoli di partito, ma abita ogni giorno i corridoi di questa sanità malata.


Proposizione Popolare ha già scritto una proposta di riforma.
Una riforma che parte dalla politica, perché è lì che si ammala tutto.
Chi oggi governa non è il nemico. Ma non può essere neanche l’alibi.
La Calabria non ha bisogno di scontri ideologici.
Ha bisogno di strumenti nuovi, regole pulite, partecipazione vera.

Noi siamo pronti.
Chi ci sta, venga. Ma lo faccia da cittadino, non da tifoso.